Pitture a Fresco del Camposanto di Pisa disegnate da Giuseppe Rossi ed incise dal prof. cav. G. P. Lasinio figlio.

In-folio (4) 41 (3) 46 c. di tav. Mezza pergamena con piatti in cartoncino rustico. Molto raro. 46 incisioni in acquaforte rappresentanti due vedute del Camposanto e gli affreschi che lo adornano. Carlo Lasinio (1759-1838) Carlo Lasinio, incisore nato a Treviso nel 1759, è da considerarsi una delle figure più rilevanti della grafica europea fra Settecento e Ottocento, sia per la varietà dei soggetti trattati che per le tecniche incisorie utilizzate spesso per la prima volta. Dopo un breve apprendistato a Venezia presso il pittore Giovan Battista Mengardi si trasferisce a Firenze nel 1779 e inizia subito a lavorare nella Regia Galleria per il granduca Pietro Leopoldo. La sua attività è prevalentemente legata all’incisione di traduzione di opere famose e agli aspetti folcloristici caricaturali di Firenze e della Toscana, ma non trascura di occuparsi anche di diffusione di importanti eventi storici o di ritratti di personaggi noti o santi illustri. Le incisioni da lui firmate sono numerosissime, oltre millecinquecento quelle conosciute. Nel 1806 l’incisore veneto giunse a Pisa da Firenze, dove insegnava all’Accademia di Belle Arti. Lo accompagnava il letterato ed editore Giovanni Rosini che vide in Lasinio la persona più adatta per il suo progetto di realizzare una serie di incisioni all’acquaforte dei malconci affreschi del Camposanto, per scongiurare la perdita anche della loro memoria. L’importanza dell’edificio, la consapevolezza del degrado in cui versava, assieme alla condivisione dell’impresa incisoria, se pure da un privato (il Rosini), indussero il governo toscano ad incaricare stabilmente Lasinio di sovrintendere al recupero dell’intero complesso: accettato così l’incarico affidatogli dal Rosini, mentre iniziava a mettere mano alle incisioni, terminate nel 1812, il Lasinio ricevette nel 1807 la nomina di Conservatore del Camposanto per il restauro dei dipinti.In trenta anni di attività, Lasinio poté raccogliere circa 140 sculture medievali e moderne, oltre a opere egizie, greche, etrusche e romane (steli, urnette, sarcofagi, rilievi, busti, frammenti architettonici). I criteri generali di allestimento adottati da Lasinio, la cui principale attività era quella di incisore, appaiono antiquati rispetto al rinnovamento museografico ispirato a criteri di semplicità e di ordine che tra il Settecento e l’Ottocento maturò nelle capitali europee e anche in Italia: infatti, da una parte il Camposanto appariva come una galleria di impronta neoclassica e dall’altra, per l’affastellamento di oggetti eterogenei, richiamava l’enciclopedismo delle collezioni seicentesche. Malgrado alcune modifiche apportate negli anni, per l’ingresso di nuovi monumenti funebri e lapidi commemorative, l’assetto voluto da Lasinio può considerarsi stabile fino al 1838, anno della morte del Conservatore.

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